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In preparazione al COP26, intervista con Michele de Nigris, Direttore Sviluppo sostenibile e Fonti Energetiche presso Ricerca sul Sistema Energetico

In preparazione all’evento COP26 vi proponiamo oggi la nostra intervista al Direttore Sviluppo sostenibile e Fonti Energetiche presso Ricerca sul Sistema Energetico Michele de Nigris. Dott. De Nigris sarà ospite domani alla conferenza organizzata in collaborazione dalle Ambasciate d’Italia e del Regno Unito e dall’ONG Move.bg “La strada verso COP26: la scelta della Bulgaria”.

D: Come brevemente potrebbe spiegare che cos’è la circolarità nell’energia ad una persona che non è esperta?

Michele de Nigris: Il modo attuale di gestire l’energia può essere rappresentato come una linea retta: il flusso di energia entra dal lato dalla generazione, fluisce nelle linee di trasmissione e distribuzione e finisce all’utilizzatore, salvo le inevitabili perdite. Lungo il percorso si perde progressivamente energia e si consumano materiali: dai combustibili fossili bruciati nelle centrali elettriche ai materiali che compongono tutto il sistema energetico se non si ricicla nulla.

Al contrario, è possibile convertire quella linea retta in un cerchio, o meglio, in una serie di cerchi: alimentando il sistema energetico con le energie rinnovabili (eolico, solare, geotermico, idroelettrico) possiamo chiudere il primo cerchio della generazione rendendo sostenibile il flusso di energia in ingresso. Il flusso di materia nella generazione può essere chiuso facendo in modo che il materiale utilizzato per la costruzione dei generatori, come i pannelli fotovoltaici o le pale eoliche possano essere riciclati a fine vita. Anche la trasmissione e distribuzione di energia può essere resa circolare se si utilizza in modo utile il calore generato dalle inevitabili perdite, se ricicla il rame, il ferro, l’olio, il vetro, la plastica con cui si costruisce il sistema. Analogamente, ogni azione di efficientamento nell’utilizzo dell’energia contribuisce alla circolarità del sistema energetico.

 

D: Quali cambiamenti fondamentali nella vita quotidiana richiederà l’impegno dell’UE di diventare neutrale climaticamente entro il 2050?

Michele de Nigris: E’ uno scopo facilmente raggiungibile? L’impegno europeo nella riduzione del 55% delle emissioni di gas climalteranti entro il 2030, giungendo alla neutralità carbonica entro la metà del secolo, è molto impegnativo e porterà molti cambiamenti nella vita quotidiana di ognuno di noi. È innanzitutto un grande appello all’efficienza energetica, alla mobilità sostenibile, all’autoproduzione, al riciclo e alla consapevolezza dell’impatto di ogni nostra azione sul pianeta. È anche una grandissima opportunità per ognuno di noi che potremo essere sempre di più protagonisti consapevoli del nostro futuro: scegliendo, favorendo e accettando la generazione da rinnovabili, modificando i nostri profili di consumo per adattarli alla disponibilità di energia in rete, vendendo al nostro vicino di casa l’energia che produciamo con i pannelli solari, conferendo al riciclo i componenti energetici a fine vita.

 

D: Alla conferenza La strada verso COP 26: la scelta della Bulgaria, Lei presenterà l’esperienza dell’Italia nella transizione energetica, ci sono esempi di transizione da un’economia dipendente del carbone, verso un’economia verde che la Bulgaria potrebbe prendere e trasferire dall’Italia, non solo in termini di tecnologia ma anche in termini di approccio al problema, di cooperazione tra i settori ecc.?

Michele de Nigris: Vorrei citare due esempi di eccellenza italiana nel settore energetico. Il primo: ogni settore dell’economia italiana, ed in particolare l’industria, l’artigianato, la distribuzione ha portato molta attenzione all’efficienza energetica perché in Italia l’energia è sempre stata un po’più cara che negli altri paesi europei. Questo è il frutto di scelte energetiche effettuate negli anni. In termini di efficienza energetica l’Italia è tra i campioni internazionali ed ha progressivamente ridotto l’intensità energetica di ogni prodotto. Questo è stato possibile grazie all’iniziativa dei singoli imprenditori ma anche degli incentivi che man mano sono stati resi disponibili dalle istituzioni.

Il secondo esempio è sicuramente quello delle smart grids: il livello di automazione della rete elettrica raggiunto in Italia è un esempio internazionalmente riconosciuto: partendo dal contatore elettronico introdotto quasi vent’anni fa e che è giunto alla seconda generazione, i sistemi di controllo della rete permettono l’inserimento di grandi quantità di energia da pannelli solari, consentono lo sviluppo della ricarica intelligente dei veicoli elettrici, permettono all’utilizzatore di produrre e consumare localmente energia. In tutti i settori dell’energia, l’Italia che partecipa come protagonista e leader alle iniziative della IEA, di Mission Innovation e della COP26 mantiene un atteggiamento di grandissima apertura a ogni forma di collaborazione.

Link alla conferenza.

Michele de Nigris è Direttore del Dipartimento Sviluppo Sostenibile e Fonti Energetiche di RSE. Come ingegnere elettrico, ha sviluppato una parte significativa della sua carriera nel settore delle tecnologie di trasmissione e distribuzione presso CESI e successivamente in RSE, prima di affrontare, insieme al suo staff, le principali sfide legate all’interazione del sistema energetico con l’ambiente. Attivo a livello internazionale, guida il gruppo di lavoro europeo SetPlan sull’integrazione e la resilienza delle reti e rappresenta l’Italia nei comitati di coordinamento dell’Agenzia internazionale per l’energia, in qualità di Vicepresidente. Autore di circa 90 articoli pubblicati su riviste nazionali e internazionali, è inoltre attivamente coinvolto in attività di standardizzazione in qualità di presidente del Comitato “Sistemi energetici integrati” della Commissione Elettrotecnica Nazionale.

michele de nigris

Ricerca sul Sistema Energetico (RSE) – l’attuale realtà di RSE prende le mosse da una serie di iniziative dell’immediato dopoguerra, in un’Italia tutta da ricostruire, quando si comincia a dar corpo allo sviluppo anche energetico del Paese. Nasce così il CISE: Centro Informazioni, Studi, Esperienze che avvia la sua attività concentrandosi in particolare sulle modalità di produzione di energia elettrica attraverso l’uso di reazioni nucleari.

Nel 1956 viene fondato il CESI (Centro Elettrotecnico Sperimentale Italiano), per creare un soggetto in grado di accompagnare, sotto il profilo della ricerca e dei laboratori di prova, l’unificazione della rete elettrica italiana. Quattro anni dopo, nel 1962, l’Enel – appena istituita dopo la nazionalizzazione – acquisisce la maggioranza del capitale azionario di CESI. Negli anni seguenti Enel crea propri centri di ricerca interni, organizzati in una Direzione Studi e Ricerche, che interagiscono con CISE e CESI, diventando punto di riferimento in Italia e in Europa come soggetto primario nelle attività di ricerca sul sistema elettrico ed energetico.

Nel 2000 la riforma del sistema elettrico italiano porta all’incorporazione, da parte di CESI, di tutte queste iniziative, allo scopo di raggruppare, in un’unica struttura, le competenze di ricerca del Gruppo e di allargare lo spettro dei servizi offerti al settore elettro-energetico ed ambientale nazionale ed internazionale. Due anni dopo passano a CESI anche il Laboratorio Centrale di Piacenza, che integra e potenzia l’offerta di servizi O&M per le centrali termoelettriche e il Polo Idraulico e Strutturale, che offre servizi specialistici per le centrali idrauliche e relative infrastrutture. Nel 2004 una nuova acquisizione – da Enel New HYDRO – della Business Unit ISMES, conferisce competenze specialistiche nei settori della salvaguardia del territorio e delle strutture dai rischi naturali, della tutela del patrimonio monumentale e dei servizi di monitoraggio.

L’anno successivo, al fine di meglio organizzare le attività di ricerca di interesse generale, nello spirito del decreto istitutivo del Fondo per la Ricerca di Sistema elettrico, viene costituita CESI RICERCA SpA, concentrando tutte le risorse (400 ricercatori e tecnici e relativi laboratori) per lo sviluppo di attività di ricerca finanziata in Italia e all’estero. Per garantire la prevalente natura pubblica, la maggioranza azionaria della società (51%) è successivamente acquisita da ENEA.

Il 29 aprile 2009 CESI RICERCA assume la nuova denominazione di ENEA – Ricerca sul Sistema Elettrico (più sinteticamente ERSE SpA). Il 15 luglio GSE (Gestore Servizi Elettrici) acquisisce da CESI il 49% del capitale sociale. La missione dell’azienda rimane la stessa: sviluppare programmi di ricerca nel settore elettro-energetico, rivolte all’intero sistema elettrico nazionale.

Il 21 luglio 2010 la società passa sotto il pieno controllo del socio unico GSE, assumendo la denominazione attuale di Ricerca sul Sistema Energetico – RSE S.p.A.